Storia d'Italia dal 1861 al 1997 (2000) by Denis Mack Smith
autore:Denis Mack Smith
La lingua: it
Format: mobi, epub
pubblicato: 2014-08-22T22:00:00+00:00
4. L'Italia resta neutrale (1914)
L'Austria e l'Italia erano ancora alleate di nome, ma ben poco di fatto.
L'Austria non dimenticava la perdita del Veneto nel 1866 e la minaccia che ciò rappresentava per il suo unico porto di Trieste. Specialmente dopo il 1906, sotto la guida del principe ereditario Francesco Ferdinando e del generale Conrad von Hötzendorff, il partito anti-italiano divenne potente a Vienna.
Il ministro degli Esteri austriaco, Aehrenthal, riuscì temporaneamente a moderare lo spirito aggressivo di von Hötzendorff. Ma in seguito i sentimenti irredentisti dell'Italia nei riguardi di Trento e Trieste furono riaccesi dall'annessione austriaca della Bosnia nel 1908 e dall'atteggiamento poco amichevole tenuto dalla Germania e dall'Austria durante la campagna libica del 1911-1912.
La Triplice Alleanza doveva essere denunciata o rinnovata un anno prima che scadesse nell'estate del 1913. A capo del ministero degli Affari esteri italiano durante gli anni 1910-1914 (sotto tre successivi presidenti del Consiglio) rimase sempre di San Giuliano, che passava per un triplicista convinto. Ma gli irredentisti erano costernati alla prospettiva di un rinnovo del trattato, specialmente in considerazione del fatto che, poiché una guerra generale diventava sempre più probabile, l'Italia si sarebbe trovata in questo caso con le mani troppo strettamente legate per poter partecipare con successo al delicato gioco diplomatico. D'altro canto, una denuncia dell'alleanza dopo un trentennio era per Giolitti un gesto di politica estera troppo impegnativo, e poteva apparire come un atto di ostilità nei confronti dell'Austria. Per non dover elaborare un'alternativa, Giolitti, nel dicembre 1912, procedette al rinnovo del trattato per la quarta volta.
Ciò malgrado, i rapporti di alleanza con la Germania e con l'Austria che ne derivavano erano in pratica ridotti ormai al minimo, in quanto l'Italia aveva nel frattempo raggiunto un accordo anche con la rivale Triplice Intesa costituita dalla Francia, la Russia e la Gran Bretagna. Ci fu anche una frizione quando, nell'agosto 1913 il principe Hohenlohe ordinò all'amministrazione di Trieste di licenziare tutti gli impiegati di lingua italiana. Fino ad allora, gli italiani di Trieste avevano cercato protezione a Vienna contro l'avanzata slava; ma adesso una nuova politica austriaca di particolare favore per gli slavi mise in pericolo in quella città gli interessi materiali, non meno che la cultura e la lingua, degli italiani.
Le dimissioni di Giolitti all'inizio del 1914, per quanto dovessero sembrare a quel tempo niente più che un'altra di quelle che i suoi avversari definivano ben calcolate vacanze politiche, segnarono di fatto un importante cambiamento nella politica italiana. Giolitti non sarebbe stato uomo da permettere che l'avversione contro l'Austria si trasformasse in ostilità aperta.
Egli era andato in Libia senza entusiasmo e gli ripugnavano le grandiose e selvagge visioni di gloria. Fin dal luglio 1913 era a conoscenza delle intenzioni aggressive dell'Austria nei riguardi della Serbia, ma aveva tenuto nascosto per oltre un anno questo fatto per non allarmare l'opinione pubblica.
Nonostante l'imminenza della guerra, si oppose alla concessione dei nuovi stanziamenti invocati dall'esercito, convinto com'era che la migliore politica per l'Italia fosse di restare neutrale in qualsiasi conflagrazione europea.
Vari ministri della Guerra successivi avevano tentato di riorganizzare le forze armate nei limiti imposti dal Tesoro.
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